Nel corso dei secoli molti hanno sostenuto che lo splendore della rosa e dei gigli non possono superare le viole odorose in bellezza, qualità e profumo. Durante il Medioevo, la viola mammola (nome botanico: Viola odorata) era considerata una pianta officinale di prima categoria: i monaci erboristi di allora ne esaltarono, infatti, in più occasioni le proprietà e la varietà delle sue modalità di preparazione: nei casi di epilessia veniva impiegata mescolata ad acqua pura; le sue radici pestate, con l’aggiunta di mirra e croco, costituiva invece un unguento portentoso da applicare sugli occhi infiammati, mentre con le sue foglie, tritate con miele ed aceto, era possibile fare un cataplasma efficace contro qualsiasi tipo di ascesso.
In ambito medico, l’intera pianta veniva utilizzata: i suoi semi venivano somministrati assieme al vino rosso per provocare le mestruazioni e, dai fiori, veniva estratto un olio, il quale, frizionato sulla testa dolente, ne eliminava il dolore; il suo infuso aveva proprietà vermifughe se bevuto e toglieva la forfora se applicato sul capo.
Dal punto di vista botanico, la viola mammola appartiene alla famiglia delle violacee e si presenta come una piantina perenne con radice minuta e foglie dal lungo picciolo e dalla forma rotondeggiante, disposte a rosetta; i fiori, che compaiono in primavera e nascono dall’estremo del picciolo che parte dal rizoma, hanno cinque petali viola molto profumati.
È tuttora notevolmente adoperata in fitoterapia per la ricchezza dei suoi componenti attivi, quali l’acido salicilico, il tannino, le mucillagini e l’olio essenziale: le foglie hanno proprietà purganti, la radice ha potere emetico ed i fiori hanno virtù bechiche.
Può essere somministrata mediante infuso (nella quantità di 3 grammi di fiori per ogni tazza d’acqua bollente) o decotto per decongestionare le vie respiratorie, in caso di tosse insistente e bronchite; lo sciroppo invece ha un’azione lassativa e purgante, molto adatta ai bambini; il decotto di radice è ottimo per stimolare il vomito in caso di indigestione, intossicazione o avvelenamento: la quantità, in quest’ultimo caso, è di circa 10 grammi di radice schiacciata per ogni quarto di litro d’acqua, lasciando cuocere il tutto a fuoco basso, fino a che l’acqua non si sia ridotta alla metà del suo volume iniziale.
Per curare scottature e contusioni, viene impiegata come medicamento per uso esterno, attraverso compresse imbevute nel decotto o preparate con la radice bollita. Forse non tutti sanno che l’aroma delle violette, che si può estrarre mettendo i fiori in infusione, viene impiegato talvolta per profumare creme, gelati e liquori; i fiori si possono anche conservare nello zucchero o si possono candire, soprattutto per scopi decorativi, oppure, più semplicemente, è possibile sbriciolarli ed utilizzarli come aromatizzanti.