La valeriana (nome botanico: Valeriana officinalis) è una piccola pianta dall’aspetto insignificante, che è stata utilizzata per migliaia di anni come erba officinale. Il suo nome deriva infatti dal latino valere, ossia “salutare”, ed è stata conosciuta per lungo tempo come un rimedio contro ogni male.
Una tisana preparata con le sue radici agisce rapidamente come calmante sull’intero sistema nervoso. Viene chiamata anche “erba dei gatti”, poiché questi animali sembrano ne siano attratti irresistibilmente.
La valeriana è un’erbacea perenne che può raggiungere un’altezza di 60-90 cm, con un corto rizoma fibroso (pieno di radici dal cattivo odore) ed un fusto eretto, cavo e solcato da scanalature. Presenta foglie opposte, picciolate, con foglioline più o meno strette e dentate. Appartenente alla famiglia delle valerianacee, cresce spontanea nei boschi umidi, nelle radure e lungo i ruscelli delle Alpi e degli Appennini, fino ad oltre i 2000 metri d’altitudine.
Nell’ambito della medicina naturale se ne utilizza il rizoma, fresco o essiccato, con le radici; esso deve venir raccolto in primavera o in autunno da piante di almeno due anni d’età. La valeriana ha indiscusse proprietà sedative, antispasmodiche e antinevralgiche. Per combattere ogni tipologia di manifestazione ansiosa (come per esempio le palpitazioni o l’insonnia), la depressione, l’emicrania e la nevrastenia, può essere assunta attraverso macerato o tintura.
L’infuso (fatto con circa un cucchiaio di rizoma di valeriana, polverizzata precedentemente in un mortaio, in una tazza di latte caldo) bevuto mezz’ora prima di coricarsi, agevola il sonno, non presentando effetti collaterali come altri sedativi in commercio; in ogni caso non bisogna mai abusarne e, nel caso in cui l’insonnia persista, è consigliabile ricorrere al medico.
Il suo uso eccessivo può portare ad una dipendenza ed occorre in questi casi sospenderne la somministrazione e riprenderla eventualmente dopo un intervallo di circa 20 giorni.
La valeriana non è poi indicata per coloro che soffrono di bassa pressione arteriosa. Questa pianta può essere adoperata anche come rimedio esterno, sotto forma di compresse imbevute nel decotto, in casi di nevralgie e contusioni. L’estremità della pianta è ricca di fosforo e risulta essere molto utile se aggiunta al concime, poiché diventa humus. Inoltre, può essere sparsa sulle verdure del giardino, in modo da prevenire l’erosione del terreno e per proteggerle dalla temperatura eccessiva e dalle malattie.
Il rizoma può essere privato delle radici e fatto seccare su teli o mensole: se si desidera che non abbia un odore sgradevole, non si deve assolutamente lasciarlo asciugare in un luogo chiuso; una volta che sia divenuto friabile (tanto da poter esser agevolmente macinato) lo si conservi in barattoli a tenuta d’aria.