La liquirizia (nome botanico: Glycyrrhiza glabra) in passato era molto diffusa la buona abitudine di masticarne pezzetti di legno per pulire i denti e per smettere di fumare.
Questa pianta, ancor oggi molto conosciuta e stimata, cresce spontanea nell’Europa meridionale e nel Medio Oriente e si utilizza fin dai tempi della nascita di Cristo.
Appartenente alla famiglia botanica delle papilionacee, si tratta di un piccolo alberello di circa 1 metro, dal fusto eretto e dalle foglie picciolate; i fiori, di color lilla e riuniti in spighe, compaiono nella stagione estiva.
È una tipica pianta mediterranea e viene coltivata nelle zone meridionali e insulari al fine di ricavarne il prezioso succo. Solitamente si acquista sotto forma di radice essiccata, oppure in bastoncini neri e durissimi, estratti dal succo della radice mediante bollitura.
Il sapore della liquirizia è dolce-amaro, molto aromatico e di certo notevolmente caratteristico. Attualmente è tra le piante officinali più usate nella medicina cinese, in quanto ha indiscutibili proprietà emollienti, espettoranti, rinfrescanti e diuretiche.
In ambito terapeutico si utilizzano le foglie e gli stoloni di esemplari di almeno tre anni d’età; puliti dalla corteccia, vanno fatti essiccare al sole. Può essere agevolmente impiegata mediante decotto, infuso, macerato ed estratto (o succo) per combattere tosse, bronchite, stitichezza, ritenzione idrica e disturbi causati da cattiva digestione.
In particolare se ne raccomanda il succo, assai efficace in caso di ulcere gastriche e di stress nervoso. Per contrastare la stipsi, si consiglia il decotto di liquirizia essiccata, facendone bollire circa 15 grammi in mezzo litro d’acqua per 5 minuti; se ne deve consumare una tazza al mattino (a digiuno); lo stesso preparato serve inoltre per combattere l’aerofagia e i disturbi ad essa connessi.
Contro la tosse, è possibile creare un originale e benefico decotto (da assumere 2 volte al giorno), mescolando omogeneamente foglie di eucalipto (20 grammi), semi d’anice verde (5 grammi), fiori di papavero (5 grammi), cime fiorite di serpillo (5 grammi) e radice di liquirizia (10 grammi): si utilizzi un cucchiaino di questa mistura per un quarto di litro d’acqua bollente; si faccia quindi bollire per 5 minuti, riposare per 10 minuti e si dolcifichi con miele.
Come rimedio per impiego esterno si possono fare, invece, degli impacchi con il suo decotto (circa 6 grammi di radice per ogni decilitro d’acqua), da applicare sugli occhi affetti da congiuntivite. La liquirizia è molto usata oggigiorno dall’industria dolciaria per la preparazione di dolci, di canditi e di bevande rinfrescanti.
Occorre comunque rispettare prudentemente le dosi poiché il suo abuso può causare ipertensione arteriosa e, nei soggetti alcolizzati, gravi disturbi neuropsichici.