Nell’antichità il biancospino (nome botanico: Crataegus oxyacantha) veniva utilizzato sovente come una pianta dai prodigiosi poteri magici: si racconta che potesse tener lontano le streghe attraverso dei mazzetti da appendere in casa e soprattutto nei pressi delle porte d’ingresso delle cascine.
Le superstizioni delle comunità rurali arcaiche credevano che una frasca di biancospino inchiodata alle porte delle stalle fosse efficace per scongiurare le fatture a morte del bestiame. Era inoltre impiegato diffusamente per aumentare la fertilità, mentre, a rovescio, le foglie avevano la funzione sovrannaturale di mantenere casta o celibe una persona. Una curiosa leggenda anonima narra che questa pianta straordinaria, se indossata, ridona la felicità ad una persona triste o depressa.
Tradizioni e credenze a parte, questo arbusto spinoso e cespuglioso (che talvolta può raggiungere le dimensioni di un albero) appartiene alla famiglia botanica delle rosacee e presenta una corteccia che, nel periodo giovanile, è di un colore grigio chiaro e che, in seguito, diviene marrone; le foglie brillano di un verde acceso ed hanno bordi dentati e picciolo lungo.
I suoi fiori, che compaiono in primavera, sono piccoli, di colore bianco tendente al rosa ed assai profumati. I frutti sono costituiti da piccole drupe rosse dalla polpa farinosa e insipida, contenenti ciascuno un solo seme. Molto diffuso nelle regioni mediterranee, in Italia si può trovare sia in pianura che in montagna, nei boschi e soprattutto nelle siepi.
Il biancospino è ricco di olio essenziale, di tannini e vitamina C; ha proprietà rilassanti, ipotensive, astringenti e febbrifughe. Ne vengono utilizzati i fiori, colti prima dell’apertura in primavera ed i frutti, a fine estate, i quali devono venir essiccati preferibilmente in forno. In ambito medicinale viene spesso consigliata come sedativo cardiaco e come regolatore delle pulsazioni: può venir adoperato mediante infuso e tintura per contrastare i disturbi dovuti all’ipertensione, al nervosismo eccessivo e all’insonnia.
Per preparare un eccellente infuso contro i problemi dovuti all’aritmia cardiaca, occorrono circa 5 grammi di fiori per ogni tazza d’acqua bollente: dopo aver filtrato il tutto, si può addolcire con miele e consumarne una tazza due volte al giorno.
Per combattere l’insonnia invece sono necessari 10 grammi di fiori e frutti schiacciati (per ogni 250 ml d’acqua) da lasciar in infusione per 5 minuti: se ne prende una tazza poco prima di coricarsi.
In caso di palpitazioni è possibile preparare una semplice tisana con una manciata di fiori, da assumere durante il pranzo e durante la cena. In campo gastronomico, le drupe degli esemplari selvatici, assieme ad altri frutti di bosco, possono essere usate per la preparazioni di originali marmellate.