Chiamata così per la forma che ricorda la coda di un cavallo, la Equisetum Arvense L., è una pianta della famiglia delle Equisetacee e si presta a moltissimi e svariati usi.
Ha proprietà astringenti, cicatrizzanti, detergenti, diuretiche. Cresce spontaneamente in gran parte dell’ Italia del nord e, per uso alimentare, se ne consumano i germogli, appena sbocciati, che vanno lessati e mangiati in insalata.
Ma la Coda Cavallina ebbe, nei tempi passati, anche usi molto diversi.
Le sue fibre sono impregnate di silicio il che le rende eccezionalmente dure, tanto che il fusto, una volta essiccato, poteva essere utilizzato per formare veri e propri attrezzi per la lavorazione.
Gli artigiani del legno, infatti, ma in alcuni casi anche chi lavorava il metallo, preparavano con le fibre di Coda Cavallina strumenti adatti alla levigazione, sia del legno che del metallo.
La Coda Cavallina è un caso quasi unico in botanica, poiché non è l’insieme delle sue fibre che rende, ad esempio, resistente un eventuale intreccio, ma è proprio la durezza stessa delle fibre che, essiccate e deprivate dell’ acqua e della linfa, si trasformano assumendo una durezza molto più simile a quella di una pietra che non a quella di una pianta.
Le fibre, per altro molto sottili, possono essere utilizzate ancora oggi per eseguire lavori di levigazione in sostituzione della carta vetrata.
Se viviamo in una zona in cui la Coda Cavallina cresce spontanea, basterà raccoglierne il fusto e lasciarlo essiccare, al sole o in forno, ed avremo un utile attrezzo, consumabile, del tutto ecologico per i nostri lavori di rifinitura.
Una pianta davvero unica nel suo genere: da cibo, tinture antisettiche, infusi per il pediluvio e strumenti per la lavorazione del legno.