L’arnica (nome botanico: Arnica montana) è un’erba molto conosciuta, le cui foglie essiccate in passato venivano impiegate come tabacco da naso o da pipa; per questo motivo uno dei nomi popolari con cui è chiamata è appunto “tabacco di montagna”.
In Italia è presente sia sulle Alpi che negli Appennini ed è diffusa nei prati e nei pascoli di montagna, ad un’altitudine che va da 800 a oltre 2000 metri.
Fa parte della famiglia botanica delle asteracee ed è una pianta perenne, alta 20-60 cm, con la radice gialla esteriormente e biancastra all’interno; il fusto non è ramificato e le foglie sono coriacee, grandi ed ovate, con nervature evidenti e pelose; i fiori, che compaiono nei mesi di luglio e agosto, sono di color giallo-arancione, simili alla calendula.
Nota fon dall’antichità come pianta officinale dalle proprietà vulnerarie, l’arnica ha anche virtù calmanti, revulsive ed analgesiche, grazie ai suoi preziosi componenti essenziali (tra i quali tannino, olio essenziale, acido malico, silicio, arnicina, etere dimetilico).
Nel settore della medicina naturale vengono impiegate le foglie, le radici e i fiori della pianta in piena fioritura, che poi possono venir essiccati agevolmente in luogo ombroso.
Viene utilizzata come rimedio per uso esterno, in caso di contusioni e distorsioni (attraverso olio o compresse calde imbevute nel decotto o nel macerato), per decongestionare infiammazioni e punture d’insetto (somministrazione mediante tintura) e in caso di traumi (cataplasma di foglie e fiori pestati). È possibile, inoltre, utilizzare la sua tintura per curare la gengivite, preparandola con alcool a 70° e una manciata di polloni freschi: si lascia 7 giorni a riposare e quindi si filtra; si mescola un cucchiaino del preparato ottenuto con una tazza d’acqua calda e si fanno con tale miscela gargarismi 4 volte al giorno. Per contrastare, invece, il catarro si prepara un infuso con 15 grammi di foglie fresche in una tazza d’acqua bollente, lasciando riposare per circa 10 minuti; se ne prende una tazza 3 volte al giorno; la tisana di fiori e radici (da assumere solo su prescrizione medica) ha effetti benefici sul sistema nervoso.
L’arnica è comunque un’erba da usare con prudenza, in quanto può risultare velenosa se somministrata a forti dosi o per uso interno (in questi casi può provocare vomito e coliche): occorre fare una particolare attenzione all’uso della tintura, che non deve mai essere impiegata pura, ma sempre diluita in acqua; inoltre, l’arnica non deve mai essere usata su ferite sanguinanti, vicino agli occhi, alla bocca o agli organi genitali.
Si consiglia di utilizzarne principalmente i fiori, in modo da ottenere preparati dall’effetto più blando, i quali non presentano i medesimi effetti irritanti di quelli a base di radici.