Il nome botanico dell’ assenzio, ovvero il latino Artemisia Absinthium, è nella prima parte di incerta etimologia.
Secondo alcune teorie proverrebbe infatti dal termine greco artemis, che significa sano e salvo, con l’allusione alle molte proprietà benefiche della pianta
Viceversa, il nome deriverebbe da Artemide, il nome greco della dea cacciatrice che divenne Diana tra i Romani, a cui la pianta sarebbe stata consacrata.
Secondo un’ altra ipotesi ancora, invece, il nome Artemisia deriverebbe da una vera e propria Artemisia realmente vissuta, ovvero L’ Artemisia che fu regina di Caria e che l’avrebbe utilizzata per la prima volta.
La seconda parte, quella che ne ha dato stranamente il nome comunemente utilizzato, deriva invece dal greco apsinthion, che significa sgradito, sgradevole, non amato, con riferimento di certo al sapore amaro e tutt’ altro che gradevole della pianta.
Quali che siano le origini del nome, dell’ Assenzio, pianta dal molte virtù antisettiche, toniche, aromatiche, vermifughe, stomachiche, febbrifughe, stimolanti, normalmente parlando di assenzio non ci si riferisce alla pianta, ma al liquore distillato, a base di assenzio, che divenne famoso e tanto andò di moda nel periodo del Decadentismo, prima in Francia, fra i nobili, poi per i forti collegamenti, culturali e commerciali, fra Parigi e la Repubblica della Serenissima, anche in Italia, in primo luogo, per l’ appunto tra i nobili veneziani della Serenissima.
Scrittori ed artisti parigini non solo decantavano le virtù di questo liquore, anche chiamato Fèe Verte, ovvero Fata Verde, perla sua colorazione verde ottenuta spesso tramite coloranti alimentari, ma ne facevano spesso uso davvero smodato tanto che, in Francia, nel 1915 ne vennero proibiti sia la vendita che l’ utilizzo.
Dalla pianta di Artemide quindi, da una pianta dalle moltissime virtù benefiche, ciò che resta ancora oggi vivo nella immaginazione collettiva è l’utilizzo per aromatizzare un liquore il cui smodato utilizzo fu tutt’ altro che benefico.