Documenti egiziani risalenti al 4.500 a.C. raccontano dell’uso di oli profumati, balsami, resine e cortecce utilizzate nella produzione di bevande aromatiche, vino, birra, aceto le cui formulazioni venivano messe a punto dai sacerdoti che erano anche medici e interpreti delle volontà divine. Gli antichi egizi utilizzavano le erbe per curare le malattie, per sedare stati febbrili, per ringiovanire e anche come metodi contraccettivi. È noto anche l’uso delle erbe aromatiche e delle spezie nella cura dei defunti, una pratica comune anche nelle civiltà antiche greco-romane, secondo la prassi delle pompe funebri a Roma nell’antichità.
La sapienza dei medici-sacerdoti egizi nella cura con le erbe
I grandi sacerdoti egizi amministravano la propria sapienza all’interno dei templi che usavano come laboratori in cui miscelavano erbe, fiori ed essenze provenienti da paesi lontani come l’India, la Cina, la Somalia o la Malesia. I semi di carvi e anice, così come le radici di angelica e orchidea blu o le cortecce di cipresso e cedro erano utilizzati per la realizzazione di incensi e oli profumati da bruciare nei templi o per profumare le statue delle divinità, ciascuna con essenze specifiche: l’artemisia per Iside e la maggiorana per Osiride.
L’impiego degli olii profumati era talmente straordinario che vi era un vocabolario puntuale e preciso per indicare i profumi in base alle diverse occasioni: per la mattina, la sera, per stimolare i sensi e l’amore, un profumo per auspicare la vittoria in guerra. La famiglia reale possedeva addirittura profumi – appositamente elaborati per loro – da miscelare con gli inchiostri per siglare i documenti su papiro.
L’importanza attribuita dagli egizi alla cura del corpo fisico si estendeva anche all’al di là, al punto da elaborare aromi e oli essenziali che avessero proprietà conservative, sviluppando da qui l’arte dell’imbalsamazione. Ciascun imbalsamatore sviluppava delle personali formule segrete di profumazione e conservazione da applicare sul corpo dopo aver cautamente rimosso cervello e viscere che venivano riposte in recipienti separati e conservati in una soluzione di carbonato di sodio. Il corpo veniva poi trattato, bagnato e lavato con oli essenziali e immerso nelle resine aromatiche.
Dopo una giacenza di tre mesi in completa immersione, il corpo veniva avvolto in garze impregnate di mirra, resina e olio di cedro. Il rituale dell’imbalsamazione durava da poche ore (per un individuo di ceto sociale medio) a sei mesi (nel caso dei membri della famiglia reale). Le tecniche di imbalsamazione egizie erano talmente efficaci che a distanza di millenni sono stati rinvenuti frammenti di organi interni perfettamente integri all’esame microscopico.
Alla base delle ricette egizie, ci sono le comuni erbe aromatiche per la cucina: anice, coriandolo, carvi, miglio, orzo, menta, maggiorana, prezzemolo, basilico erano comunemente usati per condire cibi, ma anche per realizzare profumi e composti per la conservazione dei corpi. La cipolla era comunemente utilizzata in sostituzione della carne e l’aglio era quotidianamente fornito agli schiavi per preservare la loro salute e robustezza fisica nei gravosi lavori di costruzione.
Gli egizi furono anche i primi ideatori dei deodoranti per ambienti: erano soliti inserire aromi ed essenze profumate all’interno di colate di cera che riscaldandosi al sole diffondevano un fragrante odore nell’aria.
Il basilico, l’erba regale
Esistono circa 60 varietà di basilico – chiamato anche “erba regale” (dal greco basilikon) – da quello viola all’agrumato. È un’erba aromatica dalle numerose proprietà anti-ossidanti e anti-infiammatorie, e ricco di minerali.
Utilizzato e apprezzato fin dall’antichità, il basilico era utilizzato dai greci e dagli egizi per imbalsamare e profumare i corpi perché era un simbolo di buon auspicio per l’aldilà, mentre in India è simbolo di ospitalità. I Crociati erano soliti porre delle piante di basilico in punti strategici delle imbarcazioni per tenere lontani gli insetti, mentre in Cina e nei paesi arabi lo si utilizzava come medicamento. Il basilico è una pianta originaria dell’India e si diffuse in occidente a partire dal 350 a.C.
Recenti studi hanno svelato le proprietà antitumorali dell’estratto di foglie di basilico, nonché le proprietà anti-ossidanti che esercitano un’azione protettiva sulle cellule malate. È importante sottolineare che, tuttavia, non si può assumere il basilico come cura sostitutiva di alcun medicinale prescritto per il trattamento di malattie gravi. Le erbe aromatiche non rendono immuni dal comune destino mortale degli esseri umani e sebbene l’imbalsamazione con oli profumati non è più una pratica in voga, sapere di potersi rivolgere a professionisti del settore – come Cattolica San Lorenzo – è comunque un balsamo per l’anima dei familiari superstiti che possono continuare a onorare i propri cari con fiori e essenze profumate nei luoghi della memoria.