Anticamente il sorbo (nome botanico: Sorbus aucuparia) veniva considerato una pianta con elevati poteri magici, in grado di scacciare i demoni e gli stregoni; veniva spesso coltivato all’esterno delle case e davanti alle chiese per tener lontane le streghe e come protezione contro le energie negative.
Si narra che i Druidi e i maghi da questa pianta ricavassero le loro straordinarie bacchette divinatorie e che l’indossare il legno di sorbo aumentasse notevolmente i poteri psichici. Un antico amuleto di protezione veniva costruito con questa pianta, ed utilizzato in Scozia e in Cornovaglia, usando due ramoscelli legati fra loro in modo da formare una croce.
Si tratta di una pianta dal magnifico portamento, che può raggiungere addirittura i 15 metri d’altezza, con fusto robusto e corteccia liscia di color verdastro. I fiori compaiono, molto numerosi, tra maggio e luglio e sono bianchi, con cinque petali, raccolti in corimbi terminali, mentre i frutti, la cui raccolta avviene in autunno, appaiono come dei pomi globosi, di color arancione brillante, che persistono sull’albero per tutto l’inverno.
Il sorbo cresce spontaneo nell’Europa settentrionale, ma viene anche coltivato nei giardini come pianta ornamentale, in quanto le sue bacche sono molto decorative. Dal punto di vista dei suoi componenti essenziali, esso è estremamente ricco di acidi organici, di zuccheri (saccarosio), di sostanze tanniche e di preziose vitamine (A, B1, B2, C, E e PP).
In medicina naturale vengono solamente utilizzati i frutti.
Contro la diarrea è possibile preparare agevolmente un astringente infuso di sorbo, mettendo alcune sorbe pelate e tritate in mezzo litro d’acqua bollente; dopo aver lasciato riposare il tutto per 15 minuti, se ne prendono 3 tazze al giorno.
Per combattere l’anemia invece le sorbe si cucinano in forno come frutta cotta, fino a quando non risultano morbide: quindi si pelano e si mangia la polpa, la quale possiede un sapore davvero acido.
Come rimedio esterno, contro l’acne, si può preparare una maschera da applicare sul viso per 20 minuti, schiacciando delle sorbe fresche sbucciate e impastando la polpa ottenuta con della farina di semi di lino.
In cucina, con le bacche di quest’albero, si può invece realizzare una gelatina eccellente, ottima da abbinare alla selvaggina. Si fanno bollire le bacche con acqua sufficiente perché risultino coperte, finché il sugo diventa rosso e amaro; quindi si filtra con una tela fine e si fa bollire con zucchero (in proporzione di circa mezzo chilo di zucchero per ogni mezzo litro di liquido) fino a che non si addensa divenendo gelatina.
Purtroppo questa pianta non è oggigiorno molto utilizzata ed è un vero peccato che queste preziose bacche dal sapore asprigno e astringente, non vengano sfruttate per il loro alto potenziale nutritivo e terapeutico.